Il bruxismo nei bambini

 

Il bruxismo consiste nel digrignamento dei denti facendoli stridere, dovuto alla contrazione della muscolatura masticatoria, soprattutto durante il sonno. Generalmente viene considerato come una parafunzione, ovvero un movimento senza uno scopo.


Il bruxismo può essere sia diurno che notturno. In quello diurno la persona è cosciente dell’azione, mentre in quello notturno non ne è consapevole. Durante la notte il disturbo risulta essere del tutto involontario legato ai cosiddetti micro-risvegli, cioè brevissime e improvvise interruzioni del sonno. I fattori di rischio correlati al bruxismo sono essenzialmente due: fattori predisponenti di tipo occlusale: prematurità e interferenze (contatti anomali tra denti di arcate opposte), e fattori scatenanti: stress, tipo di dentatura, posizione durante il sonno. La combinazione di fattori predisponenti e scatenanti concorrono entrambi nell’indurre l’abitudine di stringere e stridere i denti. Nei bambini il bruxismo può essere un campanello di allarme che riconduce ad altri disturbi, soprattutto in età infantile prescolare, quando i bambini difficilmente parlano chiaramente e con coscienza dei sintomi che sentono. Infatti, il bruxismo, cosi come i borbottii o il succhiarsi il pollice, è una modalità infantile che serve a scaricare la tensione emotiva interna.


Il bambino piccolo nei primi anni di vita non è in grado di elaborare mentalmente l’ansia ed esprimere a parole quello che gli causa tensione e allora utilizza il proprio corpo come canale di trasmissione. Ad esempio, durante la notte, il bruxismo si manifesta maggiormente, perché per il bambino quello rappresenta un momento di forte ansia, di confronto con il buio e le paure nascoste. Cosi digrignando i denti, oppure in alternativa dondolandosi, il bambino cerca e trova conforto per le sue paure ed una sorta di sostituto dei genitori. Tutti gli eventi che sottopongono il bambino a uno stress sono dunque potenzialmente responsabili del presentarsi del sintomo. I fattori di rischio si identificano in: iperattività, ansia, nervosismo, reazioni psicologiche, fumo passivo, mal di testa, sonno agitato, sonno disturbato (come dormire con la luce accesa, avere rumore nella stanza), ore di sonno non sufficienti, problemi di condotta, sintomi emotivi o anche problemi di salute mentale. Il bruxismo nei bambini è frequentemente presente e si verifica in circa il 20% dei bimbi sotto i 12 anni. Per diagnosticarlo si deve ricorrere principalmente all’anamnesi, per cui è fondamentale il supporto dei genitori e dei tutori dei minori.


Generalmente il medico consiglia di osservare il comportamento dei bambini, oltre che durante il sonno, in momenti di rilassamento, durante la fase del gioco o la visione della televisione. Vero è che tale disturbo tende a svanire con la crescita, per questo non è sempre considerato patologico. Essendo però un disturbo comune, può causare problemi collaterali al cavo orale e la muscolatura adiacente come denti danneggiati, errori di mal d’orecchio e dolori muscolari. Non esistono terapie farmacologie per questo disturbo, per cui la sua gestione parte soprattutto dalla prevenzione e dalla capacità dei genitori di creare intorno al bambino un clima di serenità, eliminando gli stress psicologici ai quali può essere soggetto. Può succedere che il bambino digrigna i denti, anche durante la giornata per comunicare proprio una situazione di eccessiva tensione. Compito dei genitori e delle persone che sono loro accanto è quello di insegnargli come esprimere l’aggressività e la rabbia all’esterno. Sarà poi il bambino a scegliere il linguaggio più adatto alla sua età: attività fisica, disegno, fare giochi di costruzione e di creatività. Le strategie di gestione dello stress si apprendono da piccoli e diventeranno, in età adulta, modalità quotidiane per affrontare le tensioni e lo stress. Per i bambini più piccoli, laddove si adottano strategie come quelle sopra descritte, non è consigliato usare mascherine bite. Solo se il medico specialista, l’odontoiatra, lo ritiene necessario si può prendere in considerazione l’eventuale utilizzo precoce di dispositivi intraorali per qualche ora al giorno sotto la supervisione del genitore ma il trattamento di prima linea consiste nell’incoraggiare i pazienti, ma soprattutto i genitori, a monitorare il comportamento parafunzionale dannoso e, di conseguenza, a cercare di modificarlo e cessarlo.