Pro e contro della DAD

 

Il concetto di formazione a distanza (FAD) o didattica a distanza (DAD) nasce principalmente per andare incontro alle esigenze dei lavoratori che non avessero terminato un percorso di studi o che volessero aggiornare le proprie competenze ma non era uno strumento molto diffuso prima della recente pandemia mondiale, soprattutto in Italia.

 

L’attuale stato di emergenza sanitaria, scatenata dall’arrivo del coronavirus, ha evidenziato la necessità, per la tutela della salute di ogni individuo, di evitare, o limitare allo stretto necessario, la condivisione degli spazi e le interazioni tra individui non conviventi sotto lo stesso tetto. La situazione è stata, certamente, improvvisa e drastica, imponendo di rivedere e adattare le proprie abitudini con il supporto della sola tecnologia. La didattica a distanza prevede, molto semplicemente, l’utilizzo di una rete internet e di un personal computer, infatti, può avvenire in diretta in modalità “partecipata” o tramite l’ascolto di video lezioni registrate precedentemente dal docente e caricate su una piattaforma condivisa dando la possibilità agli studenti di accedervi liberamente in ogni momento. La questione che riguarda i più piccoli, oltre al disagio per i genitori che continuano ad andare a lavoro, interessa principalmente due aspetti, ovvero quello sociale-relazionale e quello sulla qualità dell’apprendimento. Parlare di vantaggi e svantaggi risulta difficile. Gli avvenimenti di quest’anno hanno evidenziato come sia soggettiva la percezione della possibilità di poter stare a casa anziché nei luoghi istituzionali. Tendenzialmente, studiare o fare i compiti da qualsiasi posto, senza la necessità di spostarsi dalla propria abitazione, sembrerebbe una situazione favorevole per tutti, permettendo di risparmiare tempo, energie e, forse, anche soldi. Inoltre, poter svolgere delle attività di routine e non dover rinunciare totalmente alla formazione, dovrebbe comunque essere un elemento fondamentale nella lotta alla monotonia del trascorrere la giornata costretti in casa, specialmente per i bambini tra i 4 e gli 8 anni. I bambini, di fatto, partecipando alle lezioni online continuano ad avere un certo ritmo e a restare connessi con la realtà a cui erano abituati, avendo l’“obbligo” di partecipare ad eventi che devono essere percepiti come una regola. In questo modo anche i più piccoli riescono ad incanalare la propria attenzione e concentrazione, seppure per breve tempo, in attività che giovano alla sua crescita.

 

Il gioco è importante, ma l’atmosfera esclusivamente familiare dell’abitazione potrebbe causare un estraniamento da parte dei più piccoli che si rifletterebbe nella mancanza di riconoscimento di figure esterne e nella difficoltà ad accettare l’autorità di una persona estranea al nucleo familiare. Partecipare ad una video lezione, in sostanza, permette ai bambini di preservare una certa stabilità evitando che l’aspetto della socialità venga totalmente a mancare. Infatti, vedendo in monitor insegnanti e compagni si mantiene il legame affettivo e di familiarità con gli stessi, anche se non è la stessa cosa. La mancanza di gestualità e interazioni potrebbe rendere più lento l’apprendimento. Molti, per l’appunto, contestano questa pratica della DAD accusandola di essere priva di sostanza e dalla scarsa capacità di sostituire le reali relazioni che si instauravano in presenza fisica. Questo, probabilmente, è l’aspetto più ostico. Se è vero che il contatto e la condivisione di momenti collettivi sono insostituibili, di contro la loro totale assenza, seppure in una forma non paragonabile, potrebbe arrecare ai bambini un danno da non sottovalutare. Ci troviamo in una situazione di emergenza, nuova e persistente, cercare di conviverci preservando una parvenza di vita “normale”, non può che fare bene alla crescita psicologica dei nostri bambini.