Immaginiamo un mondo dove basta chiudere gli occhi per far sparire le paure, dove i peluche provano emozioni e i pensieri hanno il potere di cambiare le cose.
Per molti bambini, questo mondo – dove realtà e immaginazione si intrecciano – esiste davvero.
Frasi come “Faccio 10 giri e smetterà di piovere” o “Il mio peluche è triste perché non l’ho abbracciato” non sono solo dolci espressioni infantili, ma segnali di un processo mentale ben preciso: il pensiero magico.
Scopriamo insieme di cosa si tratta, perché è una fase naturale dello sviluppo e come possiamo, da adulti, riconoscerla e accoglierla.
Cos’è il pensiero magico?
Il pensiero magico è una fase normale e fisiologica dello sviluppo cognitivo, tipica dei bambini tra i 2 e i 7 anni, che li porta ad attribuire un potere reale ai propri pensieri, desideri o azioni, credendo che possano influenzare il mondo esterno in modo diretto.
Non è segno di confusione o di fragilità: è una forma di pensiero naturale, simbolica e transitoria, che riflette il bisogno del bambino di esplorare e dare senso al mondo che lo circonda, prima ancora dello sviluppo del pensiero logico.
Quando si manifesta?
Il pensiero magico si manifesta principalmente tra i 2 e i 7 anni, durante quella che Jean Piaget definisce la fase pre-operatoria. In questo periodo:
- l’immaginazione è fortissima;
- il confine tra realtà e fantasia è ancora sfumato;
- il bambino tende ad associare gli eventi a pensieri, desideri e azioni senza un nesso causale reale.
Esempi comuni di pensiero magico
Ecco alcune frasi che i genitori potrebbero sentire dire ai bambini:
- “Se mi nascondo sotto il letto i mostri non verranno a prendermi.”
- “La luna mi segue quando vado in macchina.”
- “Il mio peluche è arrabbiato perché l’ho lasciato solo.”
- “Se disegno un cane e lo metto sotto al cuscino, domani sarà vero.”
- “La nonna mi guarda da una stella.“
In tutti questi casi, il bambino attribuisce potere ai propri pensieri o gesti o umanizza gli oggetti, nel tentativo di esercitare controllo sul proprio mondo o di trovarne un senso. Il pensiero magico può essere anche un modo per elaborare sensi di colpa, paure, perdite o cambiamenti.
Quanto questa funzione sia importante ce lo dimostra il fatto che anche da adulti a volte continuiamo a credere in connessioni causa-effetto non reali, come rituali e scaramanzie. Lo facciamo per abbassare il nostro livello di ansia rispetto a un evento (ad esempio, indossando sempre la stessa maglietta per andare a fare un esame) o per cercare di far accadere qualcosa che in realtà non dipende da noi (ne sanno qualcosa i tifosi di calcio, che compiono veri e propri riti scaramantici convinti che questi gesti possano portare fortuna alla propria squadra!).

Perché è importante riconoscerlo?
Capire che il pensiero magico è una fase evolutiva naturale ci aiuta a:
- non correggere o ridicolizzare il bambino;
- accogliere le sue emozioni senza giudicare;
- comprendere come il bambino stia cercando a modo suo una spiegazione o un controllo sugli eventi, perché non ha ancora gli strumenti logico-razionali per farlo.
Cosa può fare l’adulto?
✔️ Ascoltare senza giudicare
Non è necessario correggere il bambino o rimproverarlo con frasi come “non dire sciocchezze” o “non è vero“. Al contrario, accogli le sue emozioni e aiutalo a decodificarle, in modo da costruire insieme fiducia, comprensione e sicurezza delle cose.
✔️ Rassicurare senza negare
Se il bambino esprime sensi di colpa o paure irrazionali, offri spiegazioni semplici, rassicuranti, ma senza negare le sue emozioni. Ad esempio: “Capisco che ti senti triste per non aver salutato la nonna. Ma lei ti vuole bene anche quando capita di dimenticarsi.” E quando è pronto, offrigli un punto di vista più logico e realistico, ma sempre rassicurante.
✔️ Dare spazio all’espressione simbolica
Attraverso il disegno, le storie o il gioco, il bambino elabora e rielabora i suoi vissuti in modo creativo.
✔️ Utilizzare lo stesso linguaggio
Gli adulti possono utilizzare il linguaggio della magia per avvicinarsi emotivamente ai bambini, creando momenti privilegiati di comunicazione tra genitori e figli. Inventare e condividere con i bambini un rituale magico particolare, tra finzione e realtà, è un gioco da non perdere, che può essere particolarmente utile quando il piccolo deve affrontare un compito difficile o superare una paura – come la paura del buio – e ha bisogno di riconoscere nel genitore un sostegno emotivo e motivazionale.
Un linguaggio da ascoltare con il cuore
Il pensiero magico è un linguaggio dell’infanzia, uno strumento naturale attraverso cui i bambini esplorano emozioni, relazioni e realtà.
Un modo per dire “sto cercando di capire”, “sto cercando di proteggermi”, “sto provando a gestire quello che non comprendo”.
Ascoltarlo è un atto educativo.
Accoglierlo è un atto d’amore.


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